Cyberbullismo: dati e statistiche

*Questo elenco di statistiche relative al fenomeno del cyberbullismo tra il 2018 e il 2022 viene regolarmente aggiornato con i dati, le statistiche e i trend più recenti.

Internet è importante in quanto offre ai giovani in Italia vantaggi sia a livello educativo che sociale. Purtroppo, a tali aspetti positivi si contrappongono conseguenze potenzialmente pericolose.

Internet permette di migliorare i modi di comunicare e di democratizzare l’accesso alle informazioni, ma allo stesso tempo permette a bulli e criminali di nascondersi dietro l’anonimato. Ciò rappresenta un nuovo rischio non solo per i minorenni italiani, ma anche per gli adulti.

Internet può essere una minaccia per gli adolescenti, che potrebbero essere vittime di cyberbullismo, ma anche un potenziale strumento per coinvolgere i ragazzi stessi in  crimini online o atti di trolling o bullismo. Si tratta quindi di un argomento a cui i genitori e i tutori italiani devono prestare particolare attenzione.

In tutto il mondo, le scuole, i governi e le organizzazioni indipendenti stanno cercando di promuovere iniziative di sensibilizzazione sui temi del cyberbullismo e dello stalking online. Tuttavia, le statistiche che riportiamo in questo articolo mostrano che il problema non è ancora in via di risoluzione. Anzi, da recenti studi sull’argomento si evince come la minaccia del cyberbullismo sia aumentata ancora di più durante la pandemia.

Il cyberbullismo nel mondo

Abbiamo analizzato i risultati di un sondaggio di Ipsos international su adulti di 28 Paesi diversi, Italia inclusa. In totale, tra il 23 marzo e il 6 aprile 2018, sono state condotte 20.793 interviste a persone di età compresa fra 18 e 64 anni in Canada e negli Stati Uniti, e fra 16 e 64 anni in tutti gli altri Paesi (tra cui l’Italia). Ne emerge un dato preoccupante, ossia che il numero di genitori i cui figli hanno subito una qualche forma di cyberbullismo è in crescita.

Stando al sondaggio, le medie a livello globale indicano che circa il 70% delle persone è al corrente di questo fenomeno. Inoltre, il livello di consapevolezza del cyberbullismo nella metà dei Paesi in cui è stato effettuato il sondaggio è dell’84% o più.

In Italia, la media è del 91%, il che piazza il nostro Paese in cima all’elenco di quelli esaminati.

Nel frattempo, i genitori indiani rimangono fra quelli più convinti che i loro figli siano vittime di cyberbullismo, un numero in crescita dal 2011 al 2018.

Anche in Europa e in America pare che i genitori siano sempre più consapevoli delle esperienze negative dei loro figli con il cyberbullismo o che questi siano sempre più vittime di attacchi online.

Percentuale dei genitori che segnalano episodi di cyberbullismo ai danni dei propri figli. Risultati del sondaggio 2011-2018
Country201820162011
India373232
Brazil291920
United States263415
Belgium251312
South Africa262510
Malaysia23----
Sweden232014
Canada201718
Turkey20145
Saudi Arabia191718
Australia192013
Mexico18208
Great Britain181511
China172011
Serbia16----
Germany1497
Argentina14109
Peru1413--
South Korea1398
Italy12113
Poland121812
Romania11----
Hungary10117
Spain9105
France975
Chile8----
Japan577
Russia195

Prospettiva globale sul cyberbullismo

Il grafico che segue offre un’ulteriore prospettiva e dati aggiuntivi sul cyberbullismo a livello globale.

  • Percentuale di persone intervistate che sono a conoscenza del concetto di cyberbullismo.
  • Numero di Paesi dove esistono leggi contro il bullismo.
  • Persone intervistate che ritengono che le leggi attuali siano sufficienti per gestire i casi di cyberbullismo.

Cyberbullismo: dati e statistiche 2018-2022

1. Il 60% dei genitori con figli di età compresa fra 14 e 18 anni ha dichiarato che questi hanno subito episodi di bullismo nel 2019

Il numero di genitori che ha segnalato episodi di bullismo subiti dai propri figli a scuola o su internet è più alto che mai. Comparitech ha condotto un sondaggio su oltre 1.000 genitori con figli di età superiore a 5 anni.

Abbiamo scoperto che episodi di bullismo sono stati segnalati dal:

  • 47,7% dei genitori con figli di età compresa fra 6 e 10 anni.
  • 56,4% dei genitori con figli di età compresa fra 11 e 13 anni.
  • 59,9% dei genitori con figli di età compresa fra 14 e 18 anni.
  • 54,3% dei genitori con figli dai 19 anni in su.

Bullying statistics infographic

2. Un quinto degli episodi di bullismo ha luogo sui social media

Nonostante la maggior parte dei genitori abbia segnalato episodi di bullismo avvenuti a scuola, il 19,2% ha affermato che questi hanno avuto luogo sui siti e sulle app dei social media. Un ulteriore 11% sostiene che tali episodi sono avvenuti tramite messaggi di testo, mentre il 7,9% ritiene che la causa siano i videogiochi. Il 6,8% ha segnalato casi di bullismo su siti diversi dai social media, mentre il 3,3% indica che sono avvenuti tramite email.

Alcuni genitori sono addirittura stati testimoni di episodi di cyberbullismo (10,5%).

3. La pandemia e il lockdown hanno fatto incrementare i casi di cyberbullismo

Uno studio condotto dall’Università della Florida e da quella di Denver rivela che la pandemia ha influito notevolmente sui livelli di cyberbullismo su Twitter. Lo studio ha preso in esame ben 454.046 tweet disponibili al pubblico legati a questo fenomeno e ha trovato un collegamento diretto tra la pandemia e i casi di cyberbullismo.

Secondo un altro studio condotto da L1GHT, una società specializzata in sistemi di intelligenza artificiale atti a rilevare e filtrare contenuti dannosi per proteggere i minori, la tossicità online e il cyberbullismo sui siti di social media e sulle app di videoconferenza sono aumentati fino al 70% (PDF) a causa della pandemia. Ciò include un incremento del 200% dei commenti nocivi e dei casi di bullismo ai danni di persone asiatiche.

Lo studio ha rivelato un aumento dei discorsi di incitamento all’odio fra bambini e adolescenti direttamente correlato all’aumento dei casi di COVID-19 nella popolazione.

Secondo Verywell, tale incremento è dovuto in parte al maggior tempo trascorso dai bambini online per via del lockdown e della didattica a distanza. Statista mostra come, per via della pandemia, i bambini abbiano passato il 20% di tempo in più sui siti di social media.

Verywell ha menzionato anche motivi di natura psicologica come l’autoconservazione e i comportamenti di autodifesa come possibili cause dell’improvvisa impennata del cyberbullismo e della generale tossicità online durante la pandemia.

4. La maggior parte dei genitori reagisce in modo proattivo in seguito a episodi di cyberbullismo subiti dai propri figli

Ci sono tanti modi in cui i genitori possono reagire agli episodi di cyberbullismo subiti dai loro figli, ma pare che l’usanza più comune sia quella di parlare con loro per far sì che siano al sicuro quando sono online.

Comparitech ha riscontrato che il 59,4% dei genitori, a seguito di un episodio di cyberbullismo, ha parlato con i propri figli della sicurezza su internet e di pratiche sicure. Tuttavia, i genitori dovrebbero fare qualcosa in più, visto che solo il 43,4% ha dichiarato di aver apportato modifiche ai filtri famiglia per bloccare i malintenzionati, solo il 33% ha introdotto nuove regole per l’uso dei dispositivi tecnologici e solo il 40,6% ha salvato prove da mostrare agli investigatori.

Inoltre, sono molto pochi (appena il 34,9%) coloro che hanno informato la scuola del figlio in merito all’episodio di cyberbullismo. Una piccola percentuale (10,4%) invece ha optato per una soluzione drastica vietando al proprio figlio di utilizzare il dispositivo in questione.

5. Al giorno d’oggi, la maggior parte degli adolescenti ha subito una qualche forma di cyberbullismo

Uno studio del 2018 condotto da Pew Research ha riscontrato che la maggior parte degli adolescenti (59%) ha subito una qualche forma di cyberbullismo. Una ricerca più approfondita effettuata nel 2021 dimostra che ciò non riguarda solo ragazzi in età adolescenziale: infatti, circa il 40% degli americani al di sotto dei 30 anni è stato oggetto di molestie online. Di questi, il 50% ha affermato che la causa risale alle ideologie politiche.

Le forme più comuni di cyberbullismo includono:

  • Insulti (31%)
  • Provocazione intenzionale di imbarazzo (26%)
  • Minacce fisiche (14%)
  • Stalking (11%)
  • Molestie sessuali (11%)
  • Molestie continue (11%)
cyberbullying research study
Fonte: Pew Research Center

Inoltre, da uno studio del 2021 del Cyberbullying Research Center risulta che il 22,6% degli adolescenti di età compresa fra 12 e 17 anni negli Stati Uniti sia stato oggetto di un episodio di cyberbullismo negli ultimi 30 giorni. Tuttavia, questa stima potrebbe non essere del tutto corretta se si considera che uno studio decennale della Florida Atlantic University su 20.000 studenti delle scuole medie e superiori ha riscontrato che ciò accade nel 70% dei casi.

6. I dati auto-segnalati offrono risultati incerti

Secondo il Cyberbullying Research Center, che raccoglie dati in materia sin dal 2007, una media del 27,8% degli adolescenti dichiara di aver subito un episodio di cyberbullismo.

La differenza nel numero di vittime di cyberbullismo fra lo studio del Pew Research Center e quello del Cyberbullying Research Center è netta, ma presenta un problema con i dati auto-segnalati correlati al cyberbullismo. A causa della difficoltà a raccogliere i dati e delle incongruenze delle risposte delle persone intervistate (nonché delle differenze del formato delle domande), è difficile determinare il numero esatto di giovani che hanno subito episodi di bullismo online a un certo punto della loro vita.

Il problema potrebbe essere più o meno serio di quanto affermano i due centri di ricerca.

7. I dati di Google Trends rivelano una crescita sistematica del cyberbullismo

I dati di Google Trends indicano che l’attenzione concentrata sul fenomeno del cyberbullismo è elevata come mai prima d’ora. Il volume di ricerche effettuate in tutto il mondo relativamente al cyberbullismo è triplicato dal 2004:

Il traffico dati nel Regno Unito mostra un picco costante ogni anno nel mese di ottobre, durante le vacanze scolastiche. Tuttavia, si nota anche un calo durante la stagione estiva, quando i bulli presumibilmente hanno altro da fare.

Nonostante si tratti di un trend che va avanti da qualche anno, si è notato un notevole calo nelle ricerche della parola “cyberbullismo” nell’autunno del 2020. Ciò potrebbe essere dovuto ai cambiamenti radicali nelle vite degli studenti come conseguenza della pandemia di COVID-19 e all’introduzione della didattica a distanza, ma senza ulteriori dati è difficile esserne certi.

In Italia, le ricerche sul tema del cyberbullismo sono aumentate negli ultimi 5 anni, con picchi sempre più numerosi con il passare del tempo:

ricerca sul tema del cyberbullismo

8. Il cyberbullismo potrebbe contribuire all’aumento dei casi di suicidio dei giovani

Nell’ultimo decennio si è assistito a un preoccupante aumento del tasso di suicidi fra gli adolescenti. Il National Center for Health Statistics (NCHS) ha scoperto che nel 2019 il suicidio è stata la seconda causa principale di morte fra i residenti negli Stati Uniti di età compresa fra 10 e 34 anni.

youth suicide rates US 19
Fonte: dati del NCHS (n. 398)

Sebbene il report del NCHS, pubblicato nel febbraio 2021, non espliciti la causa per l’aumento dei suicidi, il cyberbullismo potrebbe sicuramente essere uno dei fattori.

Uno studio del 2022 condotto dal Lifespan Brain Institute ha decretato l’esistenza di un legame fra l’essere una vittima di cyberbullismo e un incremento di pensieri suicidi; ciò non vale per chi è autore di atti di bullismo.

Ciò rispecchia quanto affermato da uno studio condotto nel 2018, secondo il quale i giovani di età inferiore a 25 anni che sono stati vittime di cyberbullismo avevano il doppio di probabilità di commettere un suicidio o qualche forma di autolesionismo.

Inoltre, una ricerca presentata all’incontro delle Società Accademiche Pediatriche del 2017 ha rivelato che il numero di bambini ricoverati in ospedale per tentato suicidio o per aver espresso pensieri suicidi era raddoppiato fra il 2008 e il 2015. Gran parte di questo incremento è collegato a un aumento dei casi di cyberbullismo.

Come mai prima d’ora, il tasso di suicidio fra i giovani oggi è attribuibile in qualche modo anche al cyberbullismo. Inoltre, i giovani di sesso maschile hanno più probabilità di commettere un suicidio rispetto alla controparte femminile, e i suicidi fra gli adolescenti nel complesso sono aumentati fra il 2000 e il 2017.

9. Il bullismo ha un impatto sorprendente sui furti d’identità

Pare che il bullismo abbia effetti che vanno oltre l’autolesionismo. Javelin Research ha scoperto che i bambini che subiscono episodi di bullismo hanno probabilità 9 volte più alte di essere vittime anche di furti d’identità.

cyberbullying Statistics Javelin

10. I giovani rimangono divisi sul tema della moderazione dei contenuti

Uno studio del 2021 condotto dall’organizzazione britannica contro il bullismo Ditch the Label ha rilevato che più del 40% di persone di età inferiore ai 25 anni non è convinto che le piattaforme di social media dovrebbero essere moderate in modo più rigoroso. Circa un terzo preferirebbe una maggiore moderazione, mentre il 15% delle persone intervistate non è d’accordo.

11. La maggior parte dei giovani ritiene che il cyberbullismo non sia un comportamento normale né accettabile

Purtroppo, Ditch the Label cambia le sue domande ogni anno, il che rende difficile monitorare nel tempo l’atteggiamento dei giovani in merito a questo fenomeno. Allo stesso tempo, ciò è utile per trattare una vasta serie di argomenti.

Ad esempio, il suo sondaggio del 2017 rivela che il 77% dei giovani non considera il bullismo semplicemente come “parte del processo di crescita”. La maggior parte (62%) ritiene che i commenti offensivi online siano nocivi quanto quelli fatti di persona. Inoltre, il 70% afferma che inviare tweet offensivi a personaggi famosi non sia un comportamento corretto.

In ogni caso, i punti di vista personali su come trattare gli altri non sempre danno origine a comportamenti positivi. Al giorno d’oggi, prende molto il sopravvento l’ipocrisia: infatti, il sondaggio di Ditch the Label ha anche riscontrato che il 69% delle persone intervistate ha ammesso di aver commesso qualche atto offensivo nei confronti di un’altra persona online. Secondo uno studio, gli adolescenti che compiono atti di bullismo hanno maggiori probabilità di essere ritenuti “popolari” dai loro compagni.

12. Il cyberbullismo è entrato anche nel mondo del gaming online

Di solito, quando si parla di cyberbullismo, l’attenzione è rivolta prevalentemente ai social media, però questo fenomeno può radicarsi in qualsiasi contesto online, ad esempio il gaming. In un sondaggio, il 79% dei giocatori ha affermato di aver subito atti di bullismo durante giochi online.

Allo stesso tempo, un sondaggio effettuato su oltre 2.000 adolescenti ha riscontrato che più di un terzo di questi ha subito atti di bullismo attraverso giochi su dispositivi mobili. Da uno studio di Ditch the Label su oltre 2.500 giovani, risulta che il 53% è stato vittima di episodi di bullismo durante giochi online, mentre più del 70% ritiene che questo fenomeno dovrebbe essere preso più seriamente nel contesto del gaming online.

Purtroppo, un sondaggio del 2019 di Ditch the Label rivela che il numero di persone intervistate che sono state vittime di episodi di bullismo durante il gaming online è salito al 76% (per poi, stranamente, scendere ad appena l’11% nel 2020; il motivo non è noto ma potrebbe venir fuori a seguito di ulteriori ricerche).

Le forme di bullismo nel contesto del gaming online possono andare oltre il semplice utilizzo di parole offensive. Possono includere, ad esempio, attività pericolose come lo swatting, nel quale gli autori di atti di bullismo individuano l’indirizzo di residenza della vittima e presentano una falsa denuncia penale alle forze di polizia della zona, le quali poi inviano le loro squadre d’assalto (dall’acronimo inglese “SWAT”, da cui il fenomeno noto come “swatting”) a casa della vittima. Purtroppo, ci sono state conseguenze terribili con vittime innocenti colpite a morte; si tratta quindi di una pratica davvero pericolosa comunemente associata al mondo del gaming online.

13. Sette giovani italiani su dieci sono vittime di episodi di bullismo online

Secondo alcune statistiche del 2021, il 70% dei giovani italiani ha subito direttamente atti di bullismo online o conosce qualcuno che ne è stato vittima. Da ricerche italiane, risulta che ciò va a ledere in modo serio l’autostima delle vittime.

14. Vietare l’utilizzo del cellulare nelle scuole non serve a prevenire il bullismo online

Agli inizi del 2019, il National Center for Education Statistics (NCES) ha pubblicato dei dati che dimostrano come nelle scuole in cui è stato vietato l’utilizzo del cellulare il numero di casi di cyberbullismo segnalati fosse ancora più alto, nonostante tutto.

15. Gli atti di cyberbullismo influiscono sulla qualità del sonno delle vittime

Da uno studio del 2019 risulta che gli adolescenti vittime di atti di bullismo online hanno maggiori probabilità di soffrire di disturbi del sonno e depressione. Questa scoperta è stata confermata anche da un report del 2020 di Ditch the Label, nel quale il 36% delle persone intervistate ha affermato di sentirsi depressa.

Circa una persona su dieci fra quelle prese in esame in una ricerca del 2022 di Ditch the Label sull’utilizzo di dispositivi multimediali è stata in grado di trovare online informazioni o strumenti utili per riuscire a dormire tranquillamente, ma la stragrande maggioranza non ha fatto alcuna ricerca o non è riuscita a trovare nulla di utile.

16. Avere un rapporto stretto con amici e familiari aiuta a ridurre l’impatto del cyberbullismo

Uno studio del 2018 ha riscontrato che i genitori vogliono dare il proprio contributo al fine di prevenire e risolvere i casi di bullismo online, ma non sanno come fare. Dallo studio risulta anche che gli adolescenti credono che questo fenomeno sia del tutto normale e non vogliono che i genitori intervengano.

Secondo una ricerca del 2022 di Ofcom, circa il 45% di genitori britannici confida nella responsabilità dei propri figli in merito ai contenuti a cui accedono online, piuttosto che imporre restrizioni di tipo tecnico. Più o meno la metà delle persone intervistate ha affermato di parlare con i propri figli delle loro abitudini online a distanza di poche settimane, e solo il 5% afferma di aver avuto questa conversazione una sola volta.

Un’altra ricerca indica che instaurare un forte legame con i propri figli può essere un modo efficace per aiutare a prevenire il bullismo. Un sondaggio online fra adolescenti dell’Australia meridionale di età compresa fra 12 e 17 anni ha riscontrato che i legami sociali contribuiscono a ridurre in modo significativo l’impatto del cyberbullismo.

Il 64% degli studenti vittime di bullismo online dichiara che ciò ha avuto un impatto negativo sia sul loro senso di sicurezza sia sulla loro capacità di apprendimento a scuola. Perciò, instaurare legami solidi con amici e familiari può influire positivamente sul livello di confidenza degli studenti in ambito scolastico.

17. Spesso le vittime del cyberbullismo sono di sesso femminile o appartengono alla comunità LGTBQ+

I dati mostrano che il cyberbullismo è un problema diffuso fra le adolescenti  e fra coloro che appartengono alla comunità LGTBQ+.

Le ragazze hanno maggiori probabilità di essere vittime di crimini online (a eccezione di coloro che subiscono atti di bullismo negli ultimi 30 giorni), mentre i ragazzi sono quelli che agiscono più spesso da bulli. C’è anche un incrocio significativo tra il bullismo di persona e quello online. I ricercatori hanno riscontrato che l’83% degli studenti vittime di bullismo online negli ultimi 30 giorni lo è stato anche a scuola. Inoltre, il 69% degli studenti che hanno ammesso di aver commesso atti di bullismo online lo ha anche fatto a scuola.

Sempre più ricerche, inoltre, indicano che chi appartiene alla comunità LGBTQ+ non solo è più spesso vittima di episodi di bullismo di persona, ma ha anche maggiori probabilità di esserlo online rispetto a chi si identifica come eterosessuale. Purtroppo, ciò ha portato a un aumento del tasso di suicidi all’interno di alcune comunità LGBTQ e potrebbe causare una diminuzione dei successi in campo educativo.

  • Oltre il 28,1% degli adolescenti parte della comunità LGBTQ è stato vittima di cyberbullismo nel 2019, rispetto al 14,1% dei loro compagni eterosessuali. (Fonte: CDC)
  • Fra il 2019 e il 2021, Ditch the Label ha rilevato più di 260 milioni di casi di incitamento all’odio online.
  • L’incitamento all’odio online nei confronti dei transessuali attualmente è aumentato del 28% dal 2020.
  • Un gran numero di adolescenti LGBTQ (12,2%) dichiara di non andare a scuola per evitare di essere vittima di bullismo (per gli adolescenti eterosessuali la percentuale è del 6,5%). Ciò porta a una diminuzione dei successi in ambito educativo. (Fonte: CDC)
  • Quasi un quinto di tutti gli adolescenti (19,4%) che affermano di non essere sicuri del loro orientamento sessuale ha dichiarato di aver subito atti di bullismo online. (Fonte: CDC)
  • I giovani neri della comunità LGTBQ hanno maggiori probabilità di soffrire di problemi mentali per via del cyberbullismo e di altre forme di bullismo rispetto ai loro coetanei bianchi LGTBQ e a coloro che si identificano come eterosessuali. Uno studio della American University sui dati del CDC ha rilevato che il 56% degli adolescenti neri LGTBQ rischia di soffrire di depressione. (Fonte: American University)
  • Un gran numero di adolescenti neri LGBTQ ha pensieri suicidi. La American University ha riscontrato che il 38% ha avuto pensieri suicidi nel corso dell’ultimo anno. (Fonte: American University)
  • Da uno studio del 2018 risulta che i giovani LGBTQ sono sempre più oggetto di atti di bullismo online man mano che crescono, al contrario della controparte eterosessuale. (Fonte: Computers in Human Behavior)
  • Uno studio su 1.031 adolescenti ha rivelato che l’orientamento sessuale è fortemente correlato agli episodi di cyberbullismo o a sintomi negativi legati alla salute mentale. (Fonte: Journal of Child & Adolescent Trauma)

Si consulti anche questo articolo su come prevenire gli episodi di cyberbullismo ai danni della comunità LGBTQ+

18. Le parole volgari utilizzate da chi usa i social media potrebbero aiutare a identificare i responsabili

L’International Journal on Adv. Science Engineering IT ha constatato che gli utenti Twitter che fanno regolarmente uso di parole volgari nei loro messaggi online hanno più probabilità di essere responsabili di atti di cyberbullismo rispetto a coloro che invece non utilizzano tali parole.

19. La sconvolgente realtà dei giovani che si spacciano per qualcun altro

Da un report sulla cittadinanza digitale pubblicato dal Cyberbullying Research Centre, che ha preso in esame 2.500 studenti americani di età compresa fra 12 e 17 anni, risulta che il 9% degli intervistati ha ammesso di aver finto di essere qualcun altro online.

Table showing cyberbullying impersonation stats
Fonte: Cyberbullying Research Center

20. Sempre più bambini evitano di andare a scuola per evitare gli episodi di bullismo

In generale si pensa che i bambini saltino la scuola per evitare episodi di bullismo fisico, però da un sondaggio dell’UNICEF risulta che uno su cinque lo fa a causa di minacce legate al cyberbullismo.

21. L’Italia fa registrare un alto tasso di tempo passato davanti allo schermo

Secondo alcuni studi, gli italiani utilizzano internet ogni giorno per più di 6 ore. Si tratta di un tasso decisamente alto che non fa che incrementare la possibilità di essere esposti ad atti di bullismo online.

22. Più della metà delle vittime di molestie online conoscono la persona responsabile

Panda Security - how much of your data is online?
Fonte: First Site Guide

Parents.com afferma che oltre il 64% delle vittime di molestie online conosce la persona responsabile di persona. Anche se quest’ultima conosce di persona la vittima, non esita a offenderla online prendendo in giro le sue foto e facendo commenti cattivi. Il 25% delle persone prese in esame dice che tali episodi avvengono nel mondo dei videogiochi.

23. YouTube è uno dei luoghi dove il cyberbullismo è maggiormente radicato

Molti genitori italiani potrebbero considerare YouTube come un luogo relativamente sicuro per i loro figli, ma la realtà è che la sezione dei commenti di ciascun video è piena zeppa di commenti associabili a trolling e cyberbullismo. Circa il 79% dei bambini che usano YouTube è stato vittima di bullismo online.

Inoltre, circa il 50% dei giovani su Facebook è stato oggetto di cyberbullismo. Si tratta di una percentuale decisamente alta, anche se inferiore a quelle registrate su TikTok (64%) e Snapchat (69%).

24. Il cyberbullismo causa problemi di natura psicologica

Secondo uno studio del 2019 che ha preso in esame studenti universitari francesi, le vittime del cyberbullismo “hanno maggiori probabilità di fare uso di sostanze stupefacenti e di soffrire di solitudine, ansia, depressione, bassa autostima, stress psicologico e pensieri suicidi”, rispetto a chi non è oggetto di tali episodi.

Si tratta di una situazione alquanto preoccupante, se consideriamo che il 42% dei giovani francesi dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo nel 2021. Vale la pena anche tenere conto del fatto che le ragazze francesi hanno 1,3 più probabilità di essere oggetto di atti di bullismo rispetto ai ragazzi, e che più del 40% delle ragazze fra gli 11 e i 14 anni vittime di cyberbullismo afferma che la persona responsabile di tali atti è in classe con loro a scuola.

Un altro studio condotto in Germania ha constatato che le ragazze tendono a interiorizzare i problemi causati dal cyberbullismo, il che ha un maggiore impatto sulla loro salute mentale. Uno studio simile che ha preso in esame studenti universitari spagnoli indica che gli episodi di bullismo online causano un senso di isolamento e altri problemi psicologici.

25. Anche gli adulti possono esserne vittima

Proteggere i più giovani dal cyberbullismo e dallo stalking online è fondamentale, ma è anche bene ricordare che questo problema riguarda anche tanti adulti. Da una ricerca di PEW del 2021 risulta che oltre il 40% degli adulti sia stato vittima di bullismo e molestie online. Ciò porta a stress e ansia, ossia le cause principali dei problemi legati alla salute mentale.

26. La Grecia ha il tasso più basso per quanto riguarda il cyberbullismo

Secondo la Organisation for Economic Co-operation (OECD), la Grecia ha il tasso di cyberbullismo più basso, con appena il 5% di adolescenti che ha affermato di essere stata vittima di bullismo online.

I tassi più elevati sono stati registrati in Lettonia (25%) e a seguire in Estonia, Ungheria, Irlanda e Regno Unito (20%).

27. Comportamenti più corretti grazie agli algoritmi

Stando all’ultima ricerca pubblicata dalla Yale Law School, gli avvisi generati automaticamente dagli algoritmi possono aiutare a scoraggiare sia i comportamenti offensivi che gli episodi di bullismo online.

I ricercatori hanno esaminato i post su Twitter per i quali è stato mostrato un avviso che invita l’utente a controllare il messaggio prima della pubblicazione. Lo studio ha scoperto che molti utenti hanno quindi deciso di modificare il proprio post dopo che gli è stato chiesto di controllarne i contenuti.

Ciò significa che anche semplicemente chiedere all’utente di valutare se il messaggio è scortese, offensivo, irritante o non necessario potrebbe essere sufficiente affinché questo decida di modificarlo volontariamente rendendolo più garbato.

Lo studio ha inoltre riscontrato che questa tecnica aiuta a far sì che tali utenti utilizzino un tono decisamente migliore anche nei loro post successivi!

28. Il Regno Unito sta valutando la possibilità di consentire a chi usa i social media di bloccare gli account anonimi

Nel 2022, il governo inglese ha annunciato la potenziale introduzione di nuove regole che permetterebbero agli utenti di bloccare gli account di social media che non sono stati verificati tramite documento identificativo.

Così facendo, il governo spera di ridurre il numero di troll in rete. Tuttavia, ciò potrebbe anche causare problemi legati alla privacy, in quanto gli utenti sarebbero costretti a dover fornire un documento identificativo per poter essere in grado di comunicare con altri utenti sui social media.

Necessità di ricerche più aperte e ad ampio respiro

Un tema comune che è emerso dalle ricerche che abbiamo effettuato sui vari aspetti del cyberbullismo è l’incredibile mancanza di dati. Ciò non significa che non sono state fatte ricerche sul tema; nei database, infatti, sono presenti migliaia di articoli sull’argomento. Tuttavia, la maggior parte di queste ricerche è su piccola scala oppure non entra molto nei dettagli. Inoltre, molte sono basate su sondaggi, con conseguenti disparità di risultati fra un sondaggio e l’altro.

Lo studio della Florida Atlantic University rappresenta finora una delle migliori fonti di informazioni. Tuttavia, bisogna fare di più, inclusa una meta-analisi dei dati raccolti da varie fonti. Fino ad allora, le statistiche sul cyberbullismo disponibili al pubblico continueranno a offrire un quadro incompleto su un fenomeno in costante evoluzione.

Le ricerche passate continuano a essere preziose

Nonostante la mancanza di informazioni coerenti che siano disponibili al pubblico o facilmente accessibili, i tantissimi dati risalenti a prima del 2015 possono essere ancora utili per far luce sul problema. Le ricerche e le statistiche passate possono far capire l’impatto che aveva all’epoca il cyberbullismo e aiutare a comprendere come mai questo problema è ancora così attuale.

Ecco alcuni vecchi dati sul tema del cyberbullismo:

  • La maggior parte dei teenager (più dell’80%) usa regolarmente un dispositivo mobile, il che li rende più suscettibili al bullismo. (Fonte: Bullying Statistics)
  • La metà dei giovani è stata vittima di qualche forma di cyberbullismo. Un ulteriore 10-20% afferma di esserne vittima con una certa regolarità. (Fonte: Bullying Statistics)
  • Potrebbe esserci un legame tra il cyberbullismo e i suicidi. Circa l’80% dei giovani che commettono un suicidio soffre di depressione. Il bullismo online spesso porta ad avere più pensieri suicidi rispetto al bullismo classico. (Fonte: JAMA Pediatrics)
  • Quasi il 37% dei ragazzi è stato vittima di cyberbullismo. Circa il 30% ne è stato vittima più di una volta. (Fonte: DoSomething.org)
  • L’81% degli studenti ha affermato che tenderebbe a intervenire maggiormente nelle questioni legate al cyberbullismo se fosse possibile farlo in modo anonimo. (Fonte: DoSomething.org)
  • In un sondaggio che ha preso in esame oltre 10.000 giovani nel Regno Unito, il 60% ha affermato di essere stato testimone di comportamenti abusivi online nei confronti di un’altra persona. (Fonte: YoungMinds.org)
  • Lo stesso sondaggio afferma che l’83% dei giovani ritiene che i social network non facciano abbastanza per prevenire il cyberbullismo. (Fonte: DoSomething.org)

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